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Prima
di addentrarsi nella nuova opera di Carla Paolini è opportuno fare
riferimento ad una sua plaquette per ora inedita, intitolata Logo visioni,
che costituisce un passaggio interessante verso Ai cancelli del flusso.
In quella, come in questa, i testi sono numerati, e in tal modo le cifre
prendono il posto del titolo. Non più dunque un titolo concepito
come una guida ed un orientamento per la strutturazione del senso del
testo, ma una semplice traccia che ne indica la posizione, l'ordine di
successione e nient'altro. Ciò comporta naturalmente una maggiore
apertura dei possibili percorsi di senso.
Questa attenzione verso il numero si manifesta anche a livello strutturale:
ogni testo è costituito da tredici versi, ed ha quindi una lunghezza
prefissata. Anche in questa dimensione si nota come il vincolo non sia
effettivamente tale, ma costituisca uno stimolo per un'ulteriore apertura,
che consiste nella più totale libertà metrica all'interno
di una predeterminata scelta quantitativa.
Apertura e libertà formano quindi una dimensione che viene sfruttata
diversamente rispetto alle precedenti raccolte. Le poesie di Logo visioni
appaiono più orientate in una direzione comunicativa analogica.
Gli oggetti si presentano come occasioni sviluppate ed espanse nel senso
dell'analogia libera, astratta, intuitiva.
La realtà, insomma, perde l'alone di normalità per rivelare
le sue misteriose e suggestive viscere nascoste, misteriose e magiche,
pur esprimendosi sempre con una sintassi lineare, ordinata e regolare.
E le parole sono usate "come un fotografo usa la lastra fotografica
... [attraverso] scatti che fermano momenti chiusi in cui si affaccia
l'insidia dell'ignoto o dell'estinzione, sensazioni di inquietudine e
disagio in assenza di flusso temporale"; il tempo infatti è
come se si fosse fermato: "non c'è passato né futuro
solo un presente che non dà scampo".
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impronte digitali
DIVERSO INVERSO
UNA X UNA
AI CANCELLI DEL FLUSSO
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