"I lettori sono personaggi immaginari creati dalla fantasia degli scrittori."

Achille Campanile



































 

 

File di poltrone vuote, un grande schermo e un solo spettatore di spalle.

L’ha dipinto Hopper… e allora dobbiamo pensare alla solita rappresentazione della solitudine? Sembra inevitabile: i suoi scorci di case isolate, sospese fra un nulla desertificante, che tanti spunti hanno offerto all’opera dei registi suoi contemporanei, i personaggi immersi in inquietanti attese dietro le vetrate dei bar, decine di opere in cui c’è sempre qualcuno che aspetta non si sa cosa, ma questa è la meraviglia, ognuno può immaginare ciò che più gli piace. Anche di andare lì a prendere per mano quell’essere sconosciuto, tiralo fuori dalla tela, interrogarlo per sapere che cosa lo tormenta.

E quello spettatore isolato che guarda lo schermo, c’entra con la solitudine? Forse no: ma ama tanto il cinema da volersi godere un film senza esser disturbato. Si è stufato di storcere il collo perché qualcuno troppo alto si è seduto davanti a lui, gli dà fastidio il puzzo del popcorn, non sopporta i sussurri di chi commenta, gli scricchioli dei sedili… Vuole solo immergersi nella storia che gli scorre davanti, farla propria, aspettare come ha proposto W. Allen che i personaggi scendano dallo schermo, lo coinvolgano intimamente nelle loro vicende e diventino parte della sua vita.

Hopper forse desiderava solo questo: una cinema tutto per sé e non potendolo avere se l’è dipinto.

 
 

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ultimo aggiornamento 07-03-2025