INTERNECTASIE
IL DETTAGLIO
Ha
un temperamento riservato.
Non
gli piace esporsi agli sguardi, non aspira a vastità gloriose. Ama
mimetizzarsi, confuso
fra gli
elementi che ha intorno, perchè lo eccita essere stanato per caso e
comparire inaspettato. Si trova bene nella sua minimale grandezza e
preferisce inoltrarsi, intrigante, nei
tracciati fuggevoli dell’esperienza abituale.
Può manifestarsi come crepa nel
pavimento, che non avresti notato se improvvisamente, dopo le prime piogge
di primavera, da lì non fosse sbucata una processione di formiche...
È il filo rosso volato
sul pulito
della tua
maglietta, e ti chiedi da dove arrivi... o il minuscolo foro nel muro,
ritrovato quando il poster che lo copre di colpo cade, e pensi al chiodo che
c’era
conficcato, al quadro che
sosteneva tentando di ricordare cosa rappresentasse ... e ti viene in mente
Cechov
e il suo
suggerimento: se all’inizio di un racconto si accenna a un chiodo, proprio a
quel chiodo alla fine il protagonista dovrà impiccarsi.
E via via... che dire di quei
particolari, magnificamente dipinti, scovati negli angoli di opere
viste e riviste quando una diversa prospettiva li mette improvvisamente a
fuoco e ti illuminano di tenerezze impensate.
Puoi avere l’impressione
che si richieda una solerzia, un fervore
fuori dalla norma
per
riuscire a cogliere le minuzie
che incontri nel trascorrere dei tuoi momenti. Non è così, occorre meno di
quanto
immagini, basta allenare
l’intendimento a quella distensione silenziosa
che arriva dopo aver percepito avidamente tutto l’insieme. È
l’iniziazione al gioco della separatezza una sorta di gusto esclusivo
per rintracciare e ritagliare
ciò che ad altri spesso sfugge.
Così il dettaglio si delinea
senza timidezze
e si prende il
giusto risalto.
Non supporlo inconsapevole, la
sua
mission
è di intromettersi nella trama delle intenzioni quotidiane con
folgoranti micro-epifanie capaci di dare un pizzico di imprevisto al
grigiore dei tuoi gesti. Sono spesso queste impercettibili rivelazioni che
lacerando le nebbie dell’abitudine offrono inattese teorie di significati.
Non vuole spaventare non vuole fare miracoli, ci tiene alla sua fama di
stimolatore di sensazioni sussurrate. Ha la precisa coscienza della propria
portata e non gli basta sentirsi vissuto nei
limiti dell’ apparizione, sa che un dettaglio può espandersi
ed espandersi ancora in un’infinita sequenza di rimandi - quasi fosse
un organismo vivente - fino
a
invadere di radiosità tutta la percezione
L'ISPIRAZIONE
Cosa ti aspetti, mia
invadentissima ombra, così appiccicata a me, il picchiatasti disarmonico,
che inzia a titillare una tastiera?
Lo so, esamini indaghi, cerchi di intuire se sono invaso
dall’ispirazione...
No, non ti sforzare. Non
mi sento avvolto da
vapori
divini, non vedrai nessun bagliore, nessuna
aura corteggiare il mio intelletto, non ci saranno rivelazioni o
rapimenti capaci di portarmi a contatto con le potenze celesti, le
illuminazioni non fanno per me.
È un’idea concepita dai
greci, il romanticismo e la psicanalisi l’hanno consacrata, gli artisti se
ne compiacciono per far apparire il loro lavoro trascendente e dotato di
qualità incommensurabili.
Questa parola mi irrita e non
fa che suggerirmi negatività.
Cosa c’è di più annientante per
un povero essere che aspettare pazientemente di sentirsi infuso da pensieri
che gli arrivano da non sa dove e che è costretto a trasferire nelle sue
opere? Se credessi una cosa simile potrei smettere subito di ragionare o di
agire. Basterebbe che restassi comodamente in attesa alla mia postazione...
Non avrei bisogno di sapermi
punto dalla forza della passione, dai morsi dell’invidia o da tutto ciò che
mi fa soffrire o mi esalta, le idee nuove non avrebbero luogo nella mia
anima, infine potrei fare a meno di qualsiasi elaborazione dell’esperienza.
Sono poche sillabe ma
cancellano perizia, sperimentazione, intelligenza, maturità. Si annullerebbe
così ogni fatica legata al rifiuto del definitivo, all’accettazione delle
chiamate, delle fratture, dei sobbalzi che negano ogni assolutezza per
aprirsi alla sollecitazione incalzante dell’intenzionale.
Mi conosci male se pensi che io
rinunci a dare corpo agli estri scompigliati che brulicano nel mio cervello,
a scegliere quello che più mi attira, a razzolare nella mia sacca
esistenziale per scovare le materie giuste con cui aromatizzarlo,
impastarlo, disciplinarlo e convincerlo a inziare il suo pellegrinaggio
verso l’altro a me straniero.
E se questo significa incamminarsi lungo un itinerario apprensivo di
impossibilità, se comporta il danno dell’incomprensione e mi fa vivere la
prostrazione dell’insuccesso, non me ne importerà mai abbastanza da
mollare...
IL BOOKTRAILER
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